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SANTA MARIA AUSILIATRICE 
in TREMPU

Trempu è il toponimo di una zona ricca di testimonianze del periodo nuragico e romano, percorsa dalla strada che congiungeva Forum Traiani con Ad Medias, in agro di Ghilarza. 

Le notizie relative alla chiesa si traggono dai libri della contabilità ma essi non vanno oltre il secolo XVIV, tempo in cui l'edificio fu completamente ristrutturato perché ormai vetusto, forse in abbandono, se nel 1715 si parla del suo abbandono. Al di la delle varie ipotesi, un edificio religioso rurale, in abbandono nel secolo XVIII, presentava probabilmente quelle caratteristiche che informavano tutte le chiese rurali medievali:aula rettangolare ad una sola navata, ricoperta da incannicciata con manto di tegole; non sempre era presente l'abside. Il sistema costruttivo, muratura irregolare di pezzame di basalto, con numerose zeppe, associato all'abbandono nel tempo della frequentazione da parte dei fedeli, hanno spesso determinato il totale deperimento di questi edifici. Di molti di essi è rimasto solo il ricordo e i nome del luogo nel quale la chiesa sorgeva; di altri, pur conservandosi la strutture, i numerosi interventi di restauro e di consolidamento hanno completamente alterato l' aspetto originario. È, quest'ultimo il caso di Trempu. Nel 1715 si ristrutturò l'edificio, ma a metà del secolo le sue condizioni erano così precarie che già dopo quaranta anni, nel 1757, essa fu interdetta. Le carestie del 1780, del 1795 e del 1799 impedirono che si provvedesse alla riparazione dell'edificio. Nel 1804 furono eseguiti lavori di restauro nella strada romana che sfiorava l'insediamento, ma gli operai alloggiati nei muristene li devastarono e contribuirono al completo crollo della chiesa. Seguirono duri anni per la comunità di Ghilarza: le carestie si susseguirono negli anni 1809,1812 e nel 1816 e solo nel 1827, dopo 112 anni, la chiesa fu restaurata da due obrieri, Michele Licheri Fadda e Antonio Manca Flores. Le autorità religiose non ritennero però opportuno permettere l'officiatura della chiesa, che fu di nuovo abbandonata e ridotta a un cumulo di rovine. Solo nelle prima metà del secolo XX, l'edificio fu ricostruito per l'interesse e la cura di un anziana donna Battistina Porcu, che raccolse le offerte necessarie per la sua ricostruzione, interessò le autorità ecclesiastiche, e riuscì finalmente a far riconsacrare la chiesa ed aprirla al culto. Oltre le vicende legate all'economia stentata del tempo, la chiesa ebbe diverse intitolazioni. Nei libri parrocchiali del XVII secolo è chiamata Nostra Signora delle Grazie, nel Settecento Nostra Signora di Monserrato e attualmente è dedicata alla Vergine Maria Ausiliatrice. La chiesa di piccole dimensioni, sorge su un basamano rilevato, ha pianta rettangolare, unica navata, abside quadrata orientata ad est; la copertura in legno è stata demolita in epoca recente e sostituita con solaio in cemento armato a doppia falda. La muratura è in pietra trachitica a vista, legata con abbondante malta di calce.

Maria Manconi