.
SAN MICHELE
Al limite estremo dell'altipiano che venendo da Ghilarza domina il lago Omodeo e le propaggini del Barigadu, sorge il novenario di S. Michele. Certamente la sua venerazione dovette essere praticata già nella Sardegna bizantina, come dimostra anche la circostanza che il nome personale MICHALI, MIGALI, MIAILI, sia ricorrente nei documenti logudoresi antichi. Esso proviene senza dubbio dal greco-bizantino.
Stando alla letteratura storica sull'argomento, le prime notizie su questo culto in Sardegna risalgono al tempo di Papa Leone IV (850-854), il quale, in una lettera all'Arcivescovo di Cagliari, Giovanni, si riferì al predecessore di costui, l'Arcivescovo Arsenio che aveva consacrato l'altare di una chiesa dedicata all'Arcangelo Michele. Vi sono però alcune riserve riguardo la penetrazione di tale culto in Sardegna interamente per opera degli ecclesiastici bizantini, se è vero, infatti, che la venerazione per S. Michele è conosciuta in Oriente a partire dal V secolo è attestata nello stesso periodo anche per l'Occidente.
La Chiesa orientale celebrava in date diverse la festività del Santo: l'8 novembre a Bisanzio, il 12 giugno in Egitto e il 6 settembre in Siria. Invece la Chiesa occidentale aveva fissato due ricorrenze: una, di origine romana, il 30 settembre secondo il Sacramentario Leoniano, l'altra il 29 dello stesso mese secondo il Sacramentario Gelasiano, quello Gregoriano e il martirologio Geronimiano. Un'altra ricorrenza di carattere locale, proprio della chiesa di Siponto, fissa l'8 maggio, in ricordo della dedica di un Santuario in onore del Santo sul Monte Gargano. Quest'ultima festività è quella adottata nel culto ghilarzese per la novena del Santo. Nel resto della Sardegna sappiamo che a partire dal XIV secolo la festa di S. Michele si celebra nel mese di settembre; infatti, gli Statuti sassaresi (capitolo XLI) accennano alla festa de Santu Miali de Capitanni (San Michele di settembre) e gli elenchi delle rendite pisane del Giudicato di Cagliari recano ugualmente un Festum Sancti Michaelis de mense septembre. Tuttavia è molto difficile attestare secondo quale calendario la Sardegna abbia accolto inizialmente il culto di S. Michele e quindi quale sia stata la matrice storica della sua venerazione nell'isola.
Disquisizioni sulle radici del culto a parte, rientriamo ora nello specifico del S. Michele 'ghilarzese': la sua chiesa ha un'unica navata, originariamente coperta con tetto ligneo e terminante con un abside semicircolare che fu nel 1846 sostituita da un vano della stessa larghezza della chiesa, per cui oggi, questa si presenta, rispetto alle altre chiese campestri, con uno schema planimetrico piuttosto allungato.
San Michele era chiesa di Urri, un villaggio scomparso prima del XVI sec., infatti, compare in un documento del 1551 come 'Vila real de Sanct Miguel de Urri desplobada''.
Le notizie di archivio risalgono al XVII secolo e le più antiche riguardano la loggia che riparava l'ingresso principale dai venti freddi. Si intervenne per restauri negli anni 1686, 1697, essa venne poi smantellata nella metà del secolo scorso.
Nel 1686 vi era un solo muristene; nel 1689 se ne costruì un altro per il cappellano. Nel 1702 le capriate di legno furono sostituite da una struttura ad archi e la facciata ebbe un arco barocco.
I muristenes alla fine del secolo scorso XIX erano 15 di cui 9 appartenenti al Santo e 6 a privati; aumentarono di numero nel secolo successivo disponendosi lungo ''sa cortiza'' del santuario in modo da formare una quadrilatero irregolare. Oggi il novenario è ancora in espansione, con una costante partecipazione dei fedeli ghilarzesi alla novena celebrata nella tiepida cornice del maggio mediterraneo.
.