IL CARMELO " Su Cramu"
Circa il 940 a. C. il profeta Elia fissò la sua dimora sul monte Carmelo. Sullo stesso monte per lunghi secoli si stabilirono i suoi discepoli i quali, quando venne predicato il vangelo si convertirono alla fede cristiana. In seguito tali eremiti presero il nome di Frati della madre di Dio, Maria Vergine del Monte Carmelo. Nel secolo XIII i monaci del Monte Carmelo dovettero lasciare il loro monastero per le frequenti incursioni musulmane e si sparsero per l'Europa. Alcuni carmelitani fuggiti dal Monte Carmelo giunsero a Cagliari e nel 200 costruirono il loro monastero presso la Sella del Diavolo il cui promontorio dal loro patrono prese il nome di capo Sant'Elia. In seguito anche quel luogo venne sottoposto alle incursioni saracene e i monaco cercarono riparo nella città, dice lo Spano, e vi costruirono una chiesa e un convento. Non c'è dato di sapere perché non abbiamo documenti al riguardo quando i monaci si trasferirono nella città. Le opere che vi erano raccolte risalivano, le più antiche, alla fine del 500. la chiesa fu distrutta durante l'ultima guerra nel 1943 e fu ricostruita dieci anni dopo. La devozione della Madonna del Carmelo si diffuse da Cagliari nel resto dell'isola ad opera dei Carmelitani i quali pur non avendo molti conventi fondarono in numerosi centri il loro terzo ordine e propagandarono oltre lo scapolare, il privilegio sabatino che assicurava ai suoi devoti la liberazione dal purgatorio il primo sabato dopo la loro morte. A Santu Lussurgiu l'istituzione della confraternita fu richiesto al vescovo di Bosa nel 1628. si può ipotizzare che nello stesso periodo o subito dopo, il culto si sia diffuso anche a Ghilarza e sia stata costruita anche la chiesa. Mancano a riguardo, tutti i documenti tuttavia questa ipotesi e suggerita da alcuni elementi architettonici. La porta maggiore presenta un arco a tutto sesto in conci di trachite sostenuto da colonnine, sormontate da capitelli a testa di mazza decorati con motivi floreali. E' questo un modello diffuso nel 600 nel centro della Sardegna e si potevano vedere fino alla metà del 900 sia a Ghilarza che ad Abbasanta; in una di quelle superstiti si leggeva la data 1603 . Più precisa nel suggerire una datazione è l'edicola aperta nella parete del presbiterio e nascosta oggi dall'altare. È classicheggiante caratterizzata da semicolonne scanalate che sorreggono un timpano triangolare secondo un modello diffuso nel '500 e '600. Nella chiesa di San Mauro costruita nel 1640 in agro di Sorgono, le pareti della navata mostrano tutta una serie di questi elementi in accezione decorativa. Il fatto poi che tale edicola in Ghilarza si presenta nelle sue strutture molto semplici, fa supporre che sia stata costruita nel primo ventennio del secolo. Dopo, infatti, per l'influsso delle nicchie di Sorradile e di Oristano esse saranno più articolate e complesse. Anche per questa chiesa va ricordato che era una costruzione molto modesta con il tetto di incanniciata e capriate di legno. La pietà delle persone dotò la chiesa di un altare in legno: al centro la Madonna e ai lati San Raimondo e Santa Rita. Nel 1806 fu rimosso l'altare perché in cattive condizioni e solo allora fu conosciuta la nicchia descritta prima. Nel 1893 furono costruiti tre archi a sostegno dell acopertura e si costruì un altare in pietra, la chiesa oggi si presenta come un vano rettangolare con copertura a falde inclinate in cemento armato. Di fianco all'accesso meridionale si diparte una scala che porta ad un campanile a vela con alloggiamento per due campane ma ne ha solo una fusa nel 1844 da un campanaro di Tempio. Lungo la parete settentrionale si apre un vano adibito a sagrestia; nei secoli passati vi era anche un muristene poi demolito.